Tutti noi abbiamo incontrato nella vita qualcuno che si è lamentato o, forse, proprio noi stessi ci siamo lamentati di qualcosa o di qualcuno. Giornali, TV e a volte anche la politica sono pieni di persone che esprimono in modo continuo pensieri e emozioni negative.
Questa modalità comunicativa va però distinta dallo sfogo, come dice Simone Ordine: lo sfogo è una temporanea modalità espressiva che si riferisce alla comunicazione di un disagio ed ha un valore catartico e anche terapeutico, nel senso che è in grado di far vedere aspetti della situazione che non si vedevano prima di verbalizzare il proprio disagio. Inoltre, lo sfogo, oltre a liberare la tensione e mostrare aspetti nuovi delle situazioni di vita ci ricorda che, a volte, meritiamo qualcosa in più e che possiamo raggiungerlo con le nostre risorse e il nostro impegno. La lamentela, invece, è uno stile di vita tipica di chi, in modo continuo, esprime pensieri e sentimenti negativi. E siccome è uno stile di vita la lamentela si cronicizza e si estende a diversi aspetti della quotidianità.
Vediamo insieme alcuni aspetti legati alla psicologia di chi si lamenta. Chi esprime in modo ripetuto e costante pensieri e sentimenti negativi, cioè chi si lamenta sempre è connotato da alcune caratteristiche della sua mente:
- non affronta propriamente la situazione;
- investe qualcun altro di trovare una soluzione alla situazione che sta vivendo;
- ama il ruolo della vittima.
Il lamentoso cronico, adotta una strategia che non gli permette di affrontare il cuore del problema, anzi la lamentela diviene la sua strategia per relazionarsi con sé stesso e con gli altri. Proviamo a chiederci: questa strategia mi aiuta a risolvere la questione che sto vivendo? Mi permette di trovare un’alternativa che mi possa portare ugualmente al raggiungimento dei miei obiettivi? Io credo che la rimostranza, come stile di vita, non possa aiutarci a trovare una soluzione alle situazioni che viviamo, perché, approfondendo la seconda e la terza caratteristica della lamentela stessa, cerca di delegare a qualcun altro, forse in modo magico, la possibilità di trovare un’alternativa ricoprendo il ruolo della “vittima”. Ricordiamoci che siamo noi gli unici responsabili della nostra vita e che, se non tutto è sotto il contro controllo e non tutte le situazioni esterne possono essere modificate, la direzione che prendono i nostri pensieri, i nostri atteggiamenti e le nostre reazioni è solo e unicamente una nostra responsabilità. Nulla ci impedisce di diventare le persone che vogliamo essere!
È stato anche studiato che chi utilizza la lamentela e la rimostranza come stile comunicativo della propria esistenza tende a modificare non solo il proprio umore e i propri pensieri, ma anche l’assetto stesso del cervello: si riduce la quantità di sinapsi, cioè di collegamenti tra le cellule del cervello, e il numero di neuroni stessi in una zona del cervello detta “ippocampo” che è deputata proprio alla risoluzione delle situazioni difficili e problematiche. Quindi, il lamentoso cronico non riesce a superare le incertezze della sua vita e diventa sempre meno in grado di farlo!
Potremmo rappresentare, da un punto di vista metaforico, il nostro modo di parlare come una strada: a volte per superare qualche ostacolo è necessario fare delle curve, girare o aggirare qualcosa che ostruisce il nostro percorso, tenendo sempre presente la direzione che ha la strada, la meta che si vuole raggiungere ed è questo il caso dello sfogo. Può succedere, invece, che, davanti ad un ostacolo sul percorso, qualcuno possa svoltare in una strada senza uscita, una strada chiusa che non porta a destinazione e dove, molto spesso, anche i soccorsi fanno fatica ad arrivare, ed è questo il caso della lamentela.
Il consiglio per chi sente di usare la strategia della lamentela come unica tattica nella propria vita è quello di intraprendere un percorso di psicoterapia per poter uscire da quella strada senza uscita e intraprendere nuovamente la strada verso la direzione scelta per la propria vita e raggiungere, così, gli obiettivi che si prefiggono.
Dott. Andrea Di Ruvo