Come tutti sappiamo è ormai entrata in vigore la normativa sull’obbligatorietà del green pass per tutti i lavoratori e questo sta comportando forti tensioni e scontri tra le persone. Persone che prima erano amici, condividevano una passione, un affetto, un credo religioso ora si trovano a scontrarsi da un punto di vista ideologico e sociale.
Il mio lavoro implica l’ascolto delle persone e, nella mia esperienza, posso dire che neanche i nuclei familiari sono esenti dallo scontro ideologico sull’obbligatorietà del green pass.
Certamente il compito della psicologia non è quello di fare politica, né tantomeno, quello di prendere una decisione sanitaria spiegandone le motivazioni. Lo psicologo sostiene le persone e ne accoglie le incertezze e il disagio, proponendo percorsi per aumentare la consapevolezza e le risorse personali. Le decisioni sanitarie vengono prese dal personale preposto a tale scopo e noi, con fiducia, ci affidiamo per il nostro maggior beneficio (come dicevo in un mio precedente articolo).
Certamente la fiducia si accompagna alla razionalità e si innesta in un sistema di valori più ampio di cui fa parte anche la personalità di ciascuno di noi.
Ciò che la psicologia ci insegna a fare, comunque, è una riflessione sulle dinamiche mentali e comportamentali che si originano in questo periodo.
ProVax, NoVax, Si Green pass, No Green pass, sono queste, a grandi linee, le fazioni che si dibattono in questi tumultuosi tempi. Da dove si originano queste categorie? L’etichettamento che ne consegue come viene formulato nella nostra mente?
Per rispondere a queste domande dobbiamo fare un’ulteriore riflessione: in questo periodo di pandemia i mass-media ci hanno propinato spesso dei “doppi messaggi”, la comunicazione, cioè, non è stata chiara nel fornire informazioni univoche sulla pandemia. Ovviamente il virus Sars-CoV 2 è un virus nuovo di cui, ancora, si conosce poco e la malattia che il virus causa non ha precedenti nella storia della medicina. Tutto ciò ha permesso il proliferare di notevoli teorie che, invece di avere il carattere della precarietà tipiche delle teorie che si fondano su pochissimi dati, si sono diffuse con velocità. Alcune di queste opinioni sono contrastanti tra loro. Quindi, a chi credere? Quale corrisponde alla realtà?
È indubbio che il processo decisionale si fondi su un sistema di valori su cui si poggia anche la nostra personalità. In pratica, ognuno decide a modo suo e sceglie di credere a ciò che gli possa fare più bene.
Un altro dato di fatto è che persone prima vicine, amiche, membri della stessa famiglia, con cui prima condividevamo interessi e tempo libero, magari anche discutendo di politica o di sport e con cui non eravamo sempre d’accordo, ma che rappresentavano, comunque, una parte del nostro universo relazionale, ora, d’un tratto, sono diventate distanti, emarginate dalla società di cui non condividono valori e modalità di ricerca della salute.
Non è il compito della psicologia, ripeto, dare un giudizio di valoro di coloro che fanno scelte di salute diverse o che non sempre condividiamo. Ciò che possiamo fare è capire come si sentono coloro che sono stati emarginati: quali sono le loro emozioni? Qual è stato il processo decisionale che li ha portati a ciò? E come mi sento io che ho perso di vista i miei amici, i miei familiari, i miei colleghi?
Le emozioni sono la chiave di volta, a mio avviso, di questa pandemia che, dopo essere una emergenza clinica è, e resta ancora, un’emergenza psicologica senza precedenti!
Allora possiamo portare la nostra attenzione a come ci sentiamo, ricordando che le emozioni non vanno mai negate: forse ci sentiamo tristi, soli, arrabbiati, delusi, spaventati, oppure pieni di energia e di vitalità e soddisfatti per aver compiuto atti in linea con la nostra individualità.
E portando il nostro interesse sulle nostre emozioni ci imbattiamo in quel costrutto psicologico che è la nostra identità: le mie emozioni e la modalità che uso per esprimerle dicono a me stesso e agli altri chi sono!
L’identità è un aspetto molto forte e molto profondo per ciascuno di noi. Per cui ricorda: puoi scegliere la persona che vuoi essere, sia con te stesso che nelle relazioni con gli altri. E puoi scegliere di diventare proprio la persona che vuoi essere! Recupera le tue risorse e ascolta te stesso per poter meglio ascoltare gli altri e questa pandemia, questo periodo così difficile e unico, diventerà un’occasione di crescita per te stesso e per la tua vita!
Dott. Andrea Di Ruvo
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